Stampa questa pagina

La "cooperativa elettorale": ricatti ai dipendenti per far votare il figlio Danilo, interdetto Ludovico Maffei

La realtà supera spesso la fantasia. E se in un celebre film Antonio Albanese/Cetto La qualunque chiedeva di "colorare le schede bianche" per battere il suo rivale, a Foggia c'è chi durante le elezioni comunali del 2019 ha fatto di più. Molto di più. E' Ludovico Maffei, presidente della cooperativa Astra, condannato all'interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi (e divieto temporaneo di esercitare attività d'impresa e ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche) con l'accusa di minacce e violenza a pubblico ufficiale e istigazione alla corruzione di pubblico ufficial, al fine di far ottenere quanti più voti possibile al figlio Danilo (in foto), candidato sia alle Comunali (2019) che alle Regionali (2020).

I VOTI. Una serie di testimonianze, ritenute valide dal Gip, hanno dimostrato che all'uscita del seggio elettorale aveva prima fatto recapitare un messaggio e poi si era presentato in prima persona da R.I. - bidella assunta dalla cooperativa presieduta da Maffei e nell'occasione presidente di seggio -, con una richiesta molto diretta: "Devi vedere che devi fare. Io ti sistemo a vita. Devi aggiungere lo 0 dopo il 4". Il riferimento è ai voti ottenuti dal figlio di Maffei, Danilo, candidato e poi eletto al Consiglio comunale e che nel dossier sul commissariamento ha una sua personale sezione dedicata (Leggi: Quaranta euro in cambio di un voto, le cooperative di famiglia vicine alla mafia: gli 'strani' exploit elettorali di Danilo Maffei). In sostanza, Maffei senior ha prima minacciato poi cercato di corrompere la presidente di seggio a decuplicare i voti ottenuti dal figlio in quella sezione, facendoli passare dai soli 4 a 40. Una richiesta alla quale lei si è opposta - "Presidente non lo posso fare, non posso andare in carcere" - ottenendo, da quel momento, il silenzio nei suoi confronti. Una ritorsione che si è poi manifestata anche quindici giorni dopo, quando Maffei ha proibito alla donna di ricoprire il ruolo di presidente di seggio per il ballottaggio, perchè "non poteva assolutamente assentarsi per svolgere quell'incarico".

IL "COMITATO ELETTORALE".  Quella avvenuta nel seggio elettorale, però, è solo una parte della vicenda che coinvolge Maffei rispetto alle elezioni del 2019 e che videro uno straordinario, quanto discusso, risultato del figlio Danilo. A Maffei senior viene infatti riconosciuta anche la responsabilità di aver minacciato quattro lavoratori (o almeno tanti sono coloro che hanno denunciato il suo comportamento) a cui era stata prospettata la mancata prosecuzione del rapporto di lavoro se non gli avessero mostrato l'elenco delle persone che si erano impegnate a votare Danilo Maffei alle elezioni.
Una condotta che ha portato il Gip Marialuisa Bencivenga a evidenziare come Maffei "abbia posto in essere plurime condotte univocamente orientate a inquinare la genuinità della manifestazione del libero consenso democratico", mediante la commissione di "numerosi delitti finalizzati tanto a indirizzare l'espressione personalistica delle preferenze politico-elettorali del gruppo di soggetti gravitanti - a vario titolo - nell'orbita della cooperativa Astra (soggetto giuridico concessionario di lauti appalti di servizi pubblici, relativi in particolare ai servizi di bidellaggio negli asili comunali e accompagnamento socio - assistenziale degli alunni, vero e proprio 'comitato elettorale' piegato agli interessi personalistici dell'indagato), quanto a (tentare) di modificare l'esito del risultato numerico della tabella dei voti inerente a un seggio presso il quale svolgeva le funzioni di presidente una delle lavoratrici riferibili alla cooperativa di cui Maffei è stato, fino a pochi mesi fa, dominus assoluto" (Leggi: Scuole d'infanzia comunali, 54 bidelle in bilico dopo 15 anni di precariato. Sullo sfondo la figura di Maffei).

L'ESPOSTO. Le indagini, va ricordato, hanno preso inizio dopo un esposto presentato da Rosa Barone, consigliera regioneale e assessore al Welfare, che ha ricevuto delle sollecitazioni da fonti interne alla cooperativa, dopo aver scritto un post sui social lamentando compravendita dei voti nell'ambito della tornata per le Regionali (2020). In quel caso, al contrario delle comunali, Maffei non venne eletto ma ottenne comunque un ottimo risultato, con oltre 5mila preferenze, di cui circa 4mila nel solo capoluogo dauno. Aveva pertanto fatto incetta di voti a distanza di un anno dall'exploit alle comunali, quando si candidò con la lista "Foggia vince". Certo, a queste condizioni era facile vincere... 

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload