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I familiari di Franca Marasco: “Puzzle incompleto, risalire alla verità dei fatti”

Dopo il fermo del presunto autore dell'omicidio della sig.ra Franca Marasco, la sorella Rosa e la sua famiglia, tramite l'avvocato Enrico Rando, esprimono il loro plauso ed un sentito ringraziamento alle Istituzioni, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale Dauno ed al Comando Provinciale dei Carabinieri di Foggia per l'impegno profuso nelle indagini serrate che hanno consentito, in brevissimo tempo, l'individuazione del presunto colpevole del tragico fatto di sangue.

LA CONFESSIONE.Un'intera comunità - continua la lettera - quella delle tante persone perbene e dei volontari delle associazioni che si occupano di legalità, si è stretta intorno alla famiglia Marasco che manifesta i propri sentimenti di gratitudine per le continue e numerose attestazioni di solidarietà e vicinanza. Soddisfazione emerge, inoltre, dalle dichiarazioni apprese dalla stampa di una piena confessione del delitto da parte del fermato di origine marocchina, mentre non poche perplessità ed un certo sconcerto hanno colpito la famiglia Marasco nel leggere della sua 'gridata' volontà di non uccidere; è evidente che qualunque indagato di un reato ha il diritto di dichiarare quello che vuole, di sostenere qualsivoglia tesi anche per cercare di attenuare la propria responsabilità, ma, quando le dichiarazioni dell'indagato, come nel caso specifico, sono contraddette dalla realtà oggettiva dei fatti, vanno considerate menzogne ed inutili tentativi di 'alleggerire la propria posizione', e come tali vanno intese".

INDAGINI NON CONCLUSE.La violenza con cui è stata aggredita la povera Franca, l'efferatezza dell'omicidio, unitamente al numero dei fendenti con cui è stata colpita in parti vitali del suo corpo non lasciano dubbi sulla volontà di uccidere la settantaduenne, che per le sue condizioni fisiche e per la sua età non avrebbe potuto opporre notevole resistenza ad una rapina e/o alla fuga di chi le puntava un'arma. Ad ogni buon conto le indagini preliminari non sono concluse, anzi, sono appena iniziate (con enormi risultati come già sottolineato) e potranno consentire, di questo né è certa la famiglia Marasco che assisto quale difensore delle persone offese, di incasellare le tessere di un puzzle che risulta ancora incompleto. Risalire alla completa verità dei fatti - si conclude l'intervento dei familiari della vittima - è l'unica arma per ricucire una ferita aperta per l'intera comunità foggiana e per dare speranza anche a colui che con la sua generosità è riuscito a commuovere coloro che hanno tratto in stato di fermo l'indiziato, un bambino di appena 7 anni, simbolo di una città che ha deciso di reagire”.

di Redazione 


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