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LiberaMente/ Una musica può fare...

Nuovo appuntamento con la rubrica della psicologa e psicoterapeuta foggiana

Nuovo appuntamento con la rubrica di Francesca Tucci, "LiberaMente". La psicologa e psicoterapeuta foggiana si concentra questa volta sul ruolo e l'importanza della musica. 

LA MUSICA. Vi è mai capitato di ascoltare musica e sentire il vostro stato d’animo cambiare? Oppure di scegliere cosa ascoltare in base a come vi sentite? Ebbene sì, la musica influenza l’attività cerebrale, lo stato emotivo e corporeo della persona. Essa può alleviare un dolore, rallegrare l’anima, migliorare la concentrazione e far sentire meno soli. La musica permette di sintonizzarsi con il proprio mondo interiore e sin dall’antichità ha accompagnato gli uomini nelle cerimonie religiose, nei momenti di convivialità e raccoglimento.

LE ONDE. Ma come agisce sul nostro cervello? Il cervello emette onde elettromagnetiche legate allo stato di coscienza (veglia, sonno, ecc.), che si succedono e alternano quotidianamente. Le onde alfa sono tipiche di uno stato di rilassamento vigile che si manifesta, ad esempio, durante l’addormentamento: siamo presenti ma calmi. Le onde beta sono associate alla normale attività mentale dello stato di veglia, quando per esempio siamo concentrati su stimoli esterni. Le onde delta sono relative ad un profondo stato di rilassamento e favoriscono il sonno. Le onde theta caratterizzano la mente che immagina, fantastica, crea intuizioni, e sono attive durante la fase Rem del sonno e durante la meditazione. Quando l’onda sonora, dotata anch’essa di frequenza e intensità, entra in contatto con la membrana del timpano, si manifesta un fenomeno straordinario: le onde sonore si sincronizzano con quelle del nostro cervello, determinando diversi stati di coscienza che vanno dall’eccitazione al rilassamento; è come se le onde del nostro cervello entrassero in risonanza con le frequenze della musica ascoltata producendo onde dello stesso tipo, in base allo stile del pezzo ascoltato (rock, country, pop, reggae, ecc.). In questo senso, ogni genere musicale, favorisce più o meno concentrazione, creatività, relax, introspezione.

L'EFFETTO MOZART. Nel caso dell’apprendimento, grazie ad una ricerca del ’93, due fisici dimostrarono che l’ascolto della sonata K448 di Mozart, facilitava il ragionamento e aumentava di 8-9 punti il quoziente intellettivo. Tale effetto prese il nome di “effetto Mozart“.
La musica, dunque, coinvolge anche specifiche aree cerebrali e influenza il rilascio di alcune sostanze legate al piacere e al benessere: la dopamina in primis, rilasciata ad esempio quando mangiamo cioccolata, risolviamo un problema o raggiungiamo l’orgasmo; le endorfine che riducono le sensazioni di dolore fisico; l’ossitocina che allevia ansia e stress. Su questo si basa la Musicoterapia, ovvero la terapia applicata attraverso l’uso della musica. Si tratta di una disciplina, ad oggi sempre più diffusa, utilizzata in diversi settori: migliora la fiducia e la concentrazione nei bambini dislessici e iperattivi (Adhd); allevia il dolore dei malati oncologici e terminali; migliora stati depressivi e ansiosi; funge da stimolo per il recupero sensoriale post-ictus.

IL SENSO. Ascoltare musica può accompagnare le giornate, dalle più fastidiose e impegnative alle più noiose e apatiche. Sulle note si può cantare, ballare, scrivere e creare. La musica riempie l’assordante silenzio di chi si sente solo e crea il silenzio in chi non cerca altro; aumenta l’intensità di un’emozione che ci sta sfuggendo. La musica fa rizzare la pelle e venire un brivido lungo la schiena; ci culla quando abbiamo paura e ci fa incazzare quando siamo feriti. La musica dà energia e risveglia l’anima assonnata. La musica rende comprensibile anche il dolore più profondo.

“Music’s the reason why I know time still exists”
“La musica è la ragione per la quale so che il tempo c’è ancora”.
Dancing-Elisa

di Redazione 


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