Stampa questa pagina

Landella libero dai domiciliari ‘solo’ perché non è più sindaco ma il gip non arretra: “Resta il robusto impianto accusatorio”

Franco Landella ha ottenuto la revoca degli arresti domiciliari solo perché, a seguito dello scioglimento del consiglio Comunale disposto dal prefetto lo scorso 25 maggio, non ricopre più l’incarico di sindaco e ciò ha effetto sul ‘grado’ delle esigenze cautelari. Viceversa, è confermata la sua “proclività a delinquere da colletto bianco” e il suo essere “pronto a mercificare il potere derivantegli dall’essere titolare di pubblici uffici”. Proprio per tale motivo, è stata disposta, in sostituzione degli arresti, la misura interdittiva della sospensione dagli uffici pubblici per dodici mesi. Landella, infatti, svolge la mansione di ispettore Asl di Foggia, “in un settore purtroppo statisticamente soggetto ad accordi corruttivi se non a richieste concussive da parte dei pubblici funzionari”.

GRAVI INDIZI CONFERMATI. Nessun passo indietro da parte del gip del tribunale di Foggia, Antonio Sicuranza, nel provvedimento con il quale sono state ‘mitigate’ le misure cautelari nei confronti dell’ex sindaco del comune di Foggia e degli ex consiglieri comunali Antonio Capotosto e Dario Iacovangelo, anche loro rimessi in libertà. Il magistrato tiene conto semplicemente di quello che considera ‘l’unico elemento di spessore” intervenuto dopo l’ordinanza di custodia cautelare che ha portato agli arresti dei tre esponenti politici. Si tratta dell’avvenuto scioglimento del consiglio comunale, a seguito del quale i tre non rivestono più le cariche elettive che, secondo l’accusa, hanno utilizzato per corrompere. È solo questo il motivo che fa venir meno l’esigenza degli arresti domiciliari. “Deve darsi atto” scrive invece il gip “come le dichiarazioni rese dagli indagati nel corso dei rispettivi interrogatori di garanzia non abbiano minimamente scalfito il quadro dei gravi indizi di colpevolezza emergente nei loro confronti”.

GLI INTERROGATORI. Sia Franco Landella che la moglie Daniela Di Donna “a fronte del robusto impianto accusatorio emergente nei loro confronti”, nel corso degli interrogatori di garanzia “si sono limitati a denigrare la figura del loro accusatore Leonardo Iaccarino”, dimenticando che, al di là della testimonianza di Iaccarino “emergono elementi probatori di natura oggettiva e autosufficiente”. Per Daniela Di Donna, la richiesta di revoca dell’interdizione dai pubblici uffici è da rigettare in quanto, impiegata dell’Ente comunale, anche se spostata dall’ufficio di gabinetto del sindaco, per lei resta “l’intraneità all’apparato comunale”. La dipendente “conserva intatta la sua capacità di incidere” e ciò “in ragione di quel giro di affari che ha necessariamente intessuto con il marito Landella nel corso del suo incarico elettorale protrattosi per circa due mandati”.

I CONSIGLIERI. Analogo metro di giudizio è stato utilizzato per i due ex consiglieri comunali. Dario Iacovangelo si è avvalso della facoltà di non rispondere e non ha aggiunto alcun elemento di novità ai riscontri investigativi. Tuttavia, il fatto che abbia perso la carica di consigliere comunale e che sia dipendente di un'impresa privata fa sì che non abbia più “alcuna possibilità di reiterare la condotta criminosa”. Antonio Capotosto è interdetto dai pubblici uffici in quanto collaboratore scolastico. Per lui è confermata, anche dopo l’ordinanza una “certa proclività a delinquere". Il suo interrogatorio è stato caratterizzato da “tono irridente” come quando “ha cercato di far credere che stesse prendendo in giro Iaccarino fingendo di aderire alle sue indebite richieste da formulare all’imprenditore Michele D’Alba”.

di Michele Gramazio


ALTRE NOTIZIE

 COMMENTI
  •  reload