Franco Marcone, storia di uomo normale che non voleva essere eccezionale: lo spettacolo
Sold-out a Parcocittà per la pièce di Franco Ferrante
“Ci vuole più luce in questo atrio, in questo condominio, in questa città!” È l’unica cosa che chiede, la sola recriminazione. Più luce in quell’atrio che affaccia su via Figliolia, in pieno centro. Più luce nel condominio del palazzo di casa, sulla soglia, con la carne sottobraccio in vista del pranzo dell’indomani. Più luce sulla città, la sua, Foggia, quella che il 31 marzo del 1995 intorno alle ore 19.15 è testimone senza testimoni della sua morte.
DEBUTTO NAZIONALE. “Io sono Franco” è lo spettacolo teatrale su Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia, vittima di mafia: assassinato con due colpi di pistola dopo aver denunciato alla Procura della Repubblica gravi irregolarità che coinvolgevano “colletti bianchi” ed esponenti della malavita. A portarlo in scena, nel suo debutto nazionale, l’attore barese Franco Ferrante, protagonista giovedì 5 settembre nell’anfiteatro di Parcocittà, spettacolo inserito nel cartellone di Foggia Estate 2024 e realizzato in collaborazione con il Teatro dei Limoni (con il contributo del Comune e della Fondazione Monti Uniti di Foggia).
LA NORMALITA’. Un monologo. Semplice, poetico. Proprio come l’onestà quando è il riflesso di una normalità che, a causa di un contesto anormale, diventa straordinaria. Già, perché il Franco portato in scena da Ferrante e scritto da Lidia Bucci è esattamente questo: un uomo normale. Due figli, una moglie, un gatto. Un orologio fermo e un paio di calzini bianchi filo di Scozia indossati per capriccio, per far arrabbiare Daniela, la primogenita che quando il papà viene ucciso ha 25 anni e la mafia l’ha vista solo al telegiornale. E poi c’è un padre, Arturo Marcone, ormai in cielo, che al bambino Franco ha trasmesso l’amore per il sapere, gli ha “insegnato” i libri. Come? Con l’esempio, portandoli in salvo dalle bombe della Seconda Guerra Mondiale.
UNA VICENDA UMANA. È tutto vero ed è tutto normale, com’è normale Franco Ferrante nei panni di Franco Marcone: la posa, l’andatura, il vestiario, l’espressione, persino il modello degli occhiali. Una mimesi che emoziona, come hanno sottolineato i figli del protagonista di questa storia, Paolo e Daniela, intervenendo al termine della pièce. “Grazie a questo spettacolo, dopo trent’anni questa vicenda è tornata a essere una storia umana” ha detto Daniela; “non è facile essere un funzionario onesto che non si limita a timbrare il cartellino”, ha aggiunto Paolo, sottolineando il ruolo ricoperto dal padre.
LUCE. Un ruolo che è un esempio e che risponde a una domanda cruciale: chi gliel’ha fatto fare? La fa Ferrante per bocca di Marcone, dentro e fuori la sua vita, guardandola ora dall’aldilà e ora sulla soglia del portone di casa, prima degli spari, dopo. Ma l’hanno fatta in tanti quella domanda, e molti ancora la fanno, stupidi, gretti, complici più o meno ignari di un sistema che troppe volte ha spento la luce sulla città di Foggia. E luce, invece, chiedeva Francesco Marcone, uomo normale del pubblico impiego che non ha fatto niente di eccezionale: solo il suo dovere. Luce è ciò che ancora chiedono tante persone, molte delle quali presenti a Parcocittà e convinte che forse, per una volta, quel grande cantante si sbagliava: l’impresa eccezionale, no, non è essere normale.
I contenuti dei commenti rappresentano il punto di vista dell'autore, che se ne assume tutte le responsabilità. La redazione si riserva il diritto di conservare i dati identificativi, la data, l'ora e indirizzo IP al fine di consegnarli, dietro richiesta, alle autorità competenti. La Corte di Cassazione, Sezione V, con sentenza n. 44126 del 29.11.2011, nega la possibilità di estendere alle pubblicazioni on-line la disciplina penale prevista per le pubblicazioni cartacee. Nello specifico le testate giornalistiche online (e i rispettivi direttori) non sono responsabili per i commenti diffamatori pubblicati dai lettori poichè è "impossibile impedire preventivamente la pubblicazione di commenti diffamatori". Ciò premesso, la redazione comunque si riserva il diritto di rimuovere, senza preavviso, commenti diffamatori e/o calunniosi, volgari e/o lesivi, che contengano messaggi promozionali politici e/o pubblicitari, che utilizzino un linguaggio scurrile.Riproduzione Riservata.