IL RITROVAMENTO. Due agenti della Polstrada, in servizio di pattugliamento tra Vieste e Mattinata, intorno all'una e trenta della notte hanno avvistato, nelle vicinanze di Baia San Felice, un autocarro furgonato mentre effettuava strane manovre, facendo uso dei dispositivi lampeggianti. Mentre si avvicinavano al luogo, il mezzo si è dato precipitosamente alla fuga mentre i due agenti hanno notato sul ciglio della strada la bara seminascosta dalla vegetazione.
IL RICONOSCIMENTO. Il feretro era ancora sigillato ed è stato trasportato, su disposizione della Procura, presso la sala mortuaria del Cimitero di Vieste dove si è proceduto all'apertura dello stesso e alla successiva identificazione della salma. All'interno del feretro le inseparabili nacchere con cui Zì Ndonj si esibiva. Il riconoscimento ufficiale è stato effettuato dal figlio Michele a cui è stata nuovamente affidata la salma.
LE INDAGINI. Intanto sono partite le indagini per comprendere il legame tra la presenza del furgone in zona e il ritrovamento della bara. Tra le ipotesi anche quella che l'autocarro abbia potuto sbandare in curva perdendo la cassa dal portellone posteriore e che gli occupanti siano stati costretti a fuggire visto l'arrivo della pattuglia della Polizia Stradale. In quel tratto di strada sono posizionate le videocamere di sorveglianza di un noto centro turistico che però in quel momento non erano in funzione.
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