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Da "Je so’ pazzo" a “Se mi vuoi”, Pino Daniele in jazz mette i brividi: successo per il duo Bosso-Mazzariello

La Città che Vorrei, il concerto finale

Dice bene Fabrizio Bosso quando ricorda che Pino Daniele amava la musica degli dei: l'adulava e la frequentava a ispirazione della sua genialità (erano gli anni ‘70 e lui era il bambino prodigio dei Napoli Centrale dell'afro-napoletano James Senese e, si conceda, quella musica lì era talmente avanti che ancora oggi ci dobbiamo arrivare). E dice bene l’Amministrazione Comunale – tramite social network, in sinergia con l’Unifg – quando parla di partecipazione straordinaria per “La Città che Vorrei”: se una manifestazione di più di un giorno ha quale unico problema le temperature fuori stagione, vuol dire che tutto è filato liscio.

DI NECESSITA’ VIRTU’. Un esempio? L’idea di spostare in extremis il tributo a Pino Daniele, ricollocandolo al chiuso dell’auditorium della Facoltà di Economia, risolvendo così il problema “vento freddo” a tutto beneficio di un’acustica decisamente più limpida, con il plauso degli appassionati. Il concerto dal titolo “Il cielo è pieno di stelle” realizzato dal duo Julian Oliver Mazzariello e Fabrizio Bosso, infatti, ha chiuso in bellezza una manifestazione riuscita che, malgrado il meteo sgarbato, in futuro può crescere sempre di più, valorizzando ulteriormente la splendida cornice dei Campi Diomedei.

EMOZIONE. Le canzoni più rappresentative del bluesman napoletano rivisitate in chiave jazz: un omaggio pianoforte e tromba semplicemente emozionante, proprio come accade quando talento e bravura si mettono al servizio della passione, scavalcando tecnicismi e raggiungendo tutti, esperti e non. Già, perché il giochino di intuire sin dalle prime note i pezzi di Pino è durato poco: a prevalere, via via, è stata la straordinaria vena interpretativa dei due musicisti, sospinta da un interplay a dir poco perfetto in cui più che improvvisare, i due sembravano conversare a proposito di questa o quella canzone.

PIANO E TROMBA. Dalla “Je so’ pazzo” fischiettata in sordina da uno dei più bravi trombettisti italiani (ha ricordato con piacere le sue frequentazioni foggiane, risalenti ai primi anni ‘2000), alla meno nota “Sicily”, arrangiata a suo tempo dal magnifico Chick Corea – che nel 2017 suonò al Giordano in Jazz – e letteralmente “smontata” dal furore artistico di Mazzariello – proprio come il leggendario pianista italoamericano anche lui ha finito per pizzicare le corde del pianoforte. Senza dimenticare i “classiconi” di Pino, su tutte la magica “Quando”: ninnata, è il caso di dire, dal talentuosissimo pianista angloitaliano – per la verità più italiano, anzi più napoletano che inglese, visto che papà Fernando, musicista anche lui, è di Cava de’ Tirreni.

“AMARSI ANCORA”. Seicento persone sedute più cento in piedi e altrettante rimaste fuori all’auditorium per questioni di sicurezza: numeri che affermano un successo e raccontano un indice di gradimento assolutamente elevato. E numeri che, nel finale di concerto, hanno letteralmente cantato: nell’acclamato bis, infatti, Bosso ha chiesto di intonare insieme il ritornello di “Se mi vuoi” e il pubblico ha risposto presente. “Amarsi ancora” risuonava leggiadra nell’auditorium procurando a molti il mai scontato effetto pelle d’oca: per il messaggio, la strofa si candida ufficialmente a sottotitolo della prossima edizione de La Città che Vorrei (foto di Laura Marinaccio, pagina fan dell'Università di Foggia).

di Alessandro Galano


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