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“L’odio giusto” di Valeria Fonte, contro la violenza di genere (e ogni forma di censura): “Impazienti e libere!”

Una lezione sulla libertà d’espressione

“Cosa c’è di autobiografico in ‘Vittime mai’? Tutto. Tutto. Tutto”. Lo ha ripetuto tre volte Valeria Fonte, attivista e influencer che si batte contro ogni forma di violenza di genere, nonché autrice ospite venerdì 10 maggio del Filo d’Argento, la serata organizzata per i 25 anni della cooperativa sociale Il Filo di Arianna – al fianco delle donne vittime di tratta, discriminazioni e violenza. “Io non sono stata ascoltata – ha aggiunto – e non sono stata aiutata, ho dovuto persino risarcire chi mi ha danneggiato: siamo proprio sicuri che tutto funzioni?”

REVENGE PORN. La domanda è andata dritta al pubblico presente, tra cui figuravano donne che hanno avuto a che fare con episodi di violenza, oltre a volontarie e professioniste impegnate in questo ambito. Ma, anche, al parterre che l’ha preceduta sul palco dell’Auditorium Santa Chiara: personalità delle istituzioni, dell’Arma, della magistratura e della politica che, tra le altre cose, hanno sottolineato il grado di avanzamento della società per quanto riguarda il contrasto alla violenza di genere. Partendo dal caso di revenge porn subìto che l’ha ispirata nella scrittura del romanzo (in realtà, come ha spiegato, una “condivisione non consensuale di materiale intimo”), Valeria Fonte ha rivendicato non il diritto, bensì il dovere di indignarsi e di farlo con ogni mezzo possibile.

CONTRO IL GOVERNO. “Questo governo ha tagliato il 70% dei fondi destinati ai Centri Anti Violenza. Inoltre – ha detto ancora l’attivista – continua a darci manganelli sulla testa, continua a dirci che non possiamo dire ‘Palestina libera’. L’odio di questa generazione che rappresento – ha aggiunto – è giusto: noi odiamo profondamente questo stato delle cose, vogliamo cambiarlo, vogliamo essere impazienti e libere! Se io sono impaziente è perché sono disperata: voglio una vita bella, non voglio avere più paura”.

LIBERTA’. Nella sua invettiva, Valeria Fonte non ha risparmiato neanche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Non esiste che continuiamo ancora a raccontarci la storia fallace che ci prendiamo troppo spazio, che potevamo evitare la violenza in cui ci siamo trovate. Ricordate le parole di Giambruno? La storia del lupo? Anche la Meloni ci ha provato in quell’occasione, ci ha detto di coprirci le spalle: quindi noi dovremmo limitare la nostra libertà perché non si sa mai se un uomo decide di aggredirci? Dovremmo limitare la nostra libertà per permettere all’uomo di usufruire al massimo della sua?”

NON SOLO FOLLOWER. Una lezione di libertà d’espressione ad opera di una ventiseienne con le idee molto chiare, talora divisive, in grado tanto di provocare quanto di accogliere, come conferma l’abbraccio corale ricevuto al termine della presentazione da parte dei ragazzi e delle ragazze giunte all’evento solo per ascoltare lei (alcuni anche da fuori Foggia). Non solo follower, ma persone in carne e ossa che condividono uno stesso livore, una medesima insoddisfazione, un’estraneità identitaria inconciliabile con tutto quel resto che invece li vuole umiliati e offesi, zitti e a cuccia, ritenendoli erroneamente solo dei fantasmi da smartphone.

CENSURA E SALONE DI TORINO. “Io non so se c’è un modo per superare quest’odio – ha concluso Valeria Fonte – ma sono sicura che anziché bypassarlo, dovremmo anzitutto comprenderlo. Voglio che chi esca di qua stasera sia una bolla che scoppia, ma non dentro, fuori. E che dica: tutto questo è successo fino a oggi, domani non più”. Contro qualsiasi forma di edulcorazione o censura, come dovrebbe essere sempre, in ogni luogo, anche davanti a chi governa, dalla senatrice al giudice o a chicchessia. Proprio come ha fatto Valeria e come continua a fare anche dal Salone del Libro di Torino, dove ha deciso di “sacrificare il suo spazio” (previsto per le ore 14.15 di domenica 12 maggio presso il Padiglione 4, Sala Bronzo) per accogliere tutti gli attivisti a cui è stato vietato l’ingresso al più importante spazio culturale italiano perché in possesso della bandiera della Palestina: “Perché una cultura che ignora e respinge l’urgenza del presente – ha scritto Valeria sui social – è solo posizionamento sociale”.

di Alessandro Galano


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