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Cambiano i tempi, restano i fantasmi di sempre: la versione di Giordana convince e diverte

L’opera di De Filippo, senza Luca, ha aperto la stagione del Giordano

Un equivoco divertente, dal retrogusto amaro. Tale da aprire ad una riflessione sulla condizione umana, in piena fedeltà con l’umorismo di Pirandello, nell’opera di Eduardo forse più spiccatamente vicina, per tematiche e “morale”, all’insegnamento dell’altro drammaturgo italiano più importante del Novecento. “Questi fantasmi” è lo spettacolo che ha aperto, nel week-end di sabato 15 e domenica 16 ottobre, la stagione di prosa del Teatro U. Giordano di Foggia: debutto nazionale per la compagnia Elledieffe, quella del grande De Filippo e del recentemente scomparso Luca, guidata dal regista Marco Tullio Giordana. Un “fuori abbonamento” che, nonostante il blasone – confermato sulla scena – di attori, scenografia e regia, non ha fatto registrare il tutto esaurito, a pieno discapito del pubblico foggiano che, a dispetto della fedeltà dimostrata lo scorso anno, ha mancato uno spettacolo di alto spessore artistico.

QUESTI “VERI” FANTASMI. Al centro dell’opera, com’è noto, i legami forti. Famigliari, amorosi, addirittura di vicinato – e a Napoli, questi ultimi assurgono facilmente al rango dei primi soprattutto quando recano loro valori importanti, in grado di mettere in discussione intere esistenze. Intorno poi, i fantasmi. Quelli presunti di una casa “abitata” in via dei Tribunali – “O’ guerriero, la testa d’elefante, gli amanti murati” – in una Napoli povera ma nobile, come forse nella sua migliore versione – e gli affreschi di Eduardo, ben più che in Pirandello, riflettono con esattezza distanze e crepe tra le diverse classi sociali. Ai quali fanno da contraltare i fantasmi veri, verissimi, che abitano le coscienze, le meschinità più o meno grosse, più o meno sormontabili che rendono palpabili i personaggi di una delle commedie più amate e rappresentate della tradizione italiana. Nell’atrio d’ingresso di un palazzone “screditato” dagli spiriti – e dai furtarelli di un guardaporta – si consuma il dramma di un matrimonio finito, umiliato e offeso dal tradimento di una moglie e dall’inettitudine di un marito, raccontato attraverso una serie di equivoci che sono l’essenza stessa della comicità edoardiana, esaltata dalla bravura degli interpreti e dal rigore della messa in scena di Marco Tullio Giordana – un’esecuzione, più che una regia, al pari di un esperto concertista chiamato a far rivivere uno spartito sacro o similare.

GLI ATTORI: DALLA ROSI AL “GUARDAPORTA” DI PINTO. Spicca la presenza scenica di Carolina Rosi – ormai reggente unica della storica compagnia napoletana, moglie di Luca De Filippo e sulle cui spalle, come ha affermato di recente lei stessa, gravano i pesi “di due giganti”. Con lei, si confrontano i due uomini della commedia: il marito, interpretato dal noto attore Gianfelice Imparato, affidabile nelle maschere e nelle movenze ma forse ancora eccessivamente “riverente” nei confronti del suo predecessore; e l’amante Massimo De Matteo, fiero e puntuale nei tempi scenici, del tutto a suo agio nei panni del gentiluomo dall’animo doppio, tanto capace di sprezzare la propria legittima moglie, quanto audace nel preparare la fuga con l’amante, salvo poi redimersi ad un centimetro dal grande passo. Una menzione a parte, tra gli altri, per Nicola Di Pinto nei panni del portinaio del palazzo infestato: caratterista dai mille volti, grande interprete naturale della napoletanità più verace, molto applaudito dal pubblico del Giordano per i suoi coloriti monologhi. Infine, un apprezzamento anche per le scene e le luci di Gianni Carluccio: l’appartamento che fa da sfondo “vivo” all’opera, con i due balconi ai lati e tutti i particolari del caso, compresi i panni stesi ad asciugare sulle teste degli spettatori, ricorda al pubblico di Foggia quanto sia importante possedere un palcoscenico come quello del Teatro U. Giordano e quanto sia bello vederlo occupato in ogni suo remoto angolo.

di Alessandro Galano


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