Stampa questa pagina

Dieci voci per raccontare Buzzati: il podcast della Piccola Compagnia Impertinente

Un modo per farsi sentire in questi giorni di oblio culturale

“L’abbiamo preparato online, registrato dal vivo in teatro, a febbraio scorso, e concluso in studio con qualche accorgimento audio prima di quest’ultimo lockdown”.

DINO BUZZATI. Un modo senza dubbio originale per dire "ci siamo”, siamo vivi, lavoriamo e torneremo. Può essere riassunto in questi termini il senso del podcast realizzato dalla Piccola Compagnia Impertinente di Foggia che, nelle parole del direttore artistico Pierluigi Bevilacqua, ha caratterizzato questi ultimi mesi di attività della compagnia teatrale. Un lavoro sul grande Dino Buzzati, per la precisione sul brano “I sette piani”, uno dei suoi racconti più celebri - trasposto più volte in teatro oltre che sul grande schermo - scritto nel 1937 e inserito nella raccolta “I sessanta racconti”, quella più rappresentativa dell’autore.

UNA STRANA FEBBRICOLA. Dieci attori coinvolti, dieci voci a raccontare la storia di Giuseppe Corte (un quasi omonimo dell’ex Presidente): l’incubo lucidissimo della sua degenza in uno strano sanatorio circondato da un bosco che, nelle parole di Buzzati, somiglia più ad una grande muraglia. A serpeggiare, tra i pazienti, è una strana febbricola che aumenta di gravità man mano che si scendono i piani: l’ingresso in ospedale, infatti, avviene a quello più alto, il settimo, quello dei malati lievi, lo stesso in cui fa la sua comparsa il protagonista. Nel giro di alcuni giorni però, in un clima sempre più kafkiano, tra errori formali, spiegazioni scientificamente ambigue ed eventi più spiccatamente “buzzaniani”, Giuseppe Corte scende sempre più in basso fino a ritrovarsi al primo piano, quello “delle persiane chiuse”.

UN VIAGGIO VERSO LA SOLITUDINE. “La scelta del brano su cui lavorare non è stata casuale - ha spiegato Bevilacqua che ha curato la regia del prodotto - poiché ricalca ciò che è stato vissuto da alcune persone finite in ospedale durante questo terribile anno. La mancanza di umanità, del contatto con i propri cari, l’assenza di informazioni chiare circa la propria situazione clinica e il fatto di ritrovarsi di punto in bianco in rianimazione… Il podcast racconta un viaggio verso la solitudine ma vuole anche essere una critica ad alcuni aspetti della sanità che, in certi casi, si è rivelata essere un luogo troppo poco chiaro”.

“NON E’ TEMPO PERSO, MA E’ LAVORO”. In questi mesi di oblio culturale che ha costretto molti professionisti del settore ai margini della loro attività, il podcast “I sette piani” della compagnia foggiana rappresenta un segnale di vita da parte di un mondo, quello del teatro, che forse sta pagando il prezzo più alto della crisi. “A causa delle chiusure abbiamo rivolto la nostra attenzione su altri fronti, lavorando online, in questo caso sulla voce - ha aggiunto ancora il direttore artistico della compagnia - e lo stesso stanno facendo le altre compagnie del territorio: questo non è tempo perso, ma è lavoro”. Il podcast è disponibile sulle principali piattaforme, come spotify e google (ecco uno dei link disponibili).

di Alessandro Galano


 COMMENTI
  •  reload