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Tele, sculture e installazioni d’impatto: la Memoria in Fondazione piace (anche) agli studenti

La mostra sulla Shoah inaugurata il 27 gennaio

Numeri tatuati, filo spinato, valigie con fantasmi umani all’interno. Pochi elementi e si è già dentro: l’Olocausto è dannatamente rilevabile nelle opere esposte alla Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, come conferma l’emblematico titolo: "Artisti contemporanei per il Giorno della Memoria".

MOLTEPLICI LINGUAGGI. Una collettiva inaugurata – con pienone di pubblico – lo scorso 27 gennaio che vuole ricordare le vittime della tragedia più nota del Novecento: 41 artisti foggiani (o legati al territorio) che hanno affrontato il tema della Shoah attraverso la realizzazione di opere originali, con la curatela del vicepresidente della Fondazione, Gianfranco Piemontese. Una molteplicità di linguaggi e tecniche dal forte impatto, per una mostra che, proprio in questi giorni, sta attirando alunni e alunne delle scuole locali, come la vicina Santa Chiara-Pascoli-Altamura, tra le più attive nell’accogliere le proposte culturali della città.

OPERE VARIE. Si va dagli acrilici e creta tecnicamente elaboratissimi di Debora Cicconetti all’arte povera di Michele Carmellino che, con i suoi gambi d’aglio, rivendica la Torah ebraica, passando per l’essenzialità de “La notte più scura” di Rosalba Casmiro – filo spinato rosso vivo a tagliare uno sfondo nerissimo – e per l’operosità su cartone riciclato di Valerio Jarussi, il cui “Arbeit” riproduce il tragico cancello d’ingresso di Auschwitz.

DALLA SEGRE ALLA BALLERINA POLACCA. E se Lorenzo Tomacelli omaggia la senatrice sopravvissuta ai campi di concentramento Liliana Segre, citando l’autore americano Peter Cameron con il suo titolo più noto – “Un giorno questo dolore ti sarà utile” – Ubaldo Urbano si concentra sulla vicenda di Franciska Mann, ballerina polacca che sfuggì a uno stupro nazista, trovando la morte a Varsavia nel 1943 – la tela, raffinatissima, è intitolata “309872”, come il numero tatuato sul braccio vittima.

LIBRO BRUCIATO. Diverse, e più o meno impattanti, le sculture e, soprattutto, le installazioni, quest’ultime tra le opere maggiormente in grado di attirare l’attenzione dei tanti studenti che in questi giorni stanno visitando la mostra. Su tutte, la centralissima “Non dimenticare di ricordare per non dimenticare” di Fiorenzo Ferreri, nella quale la tragedia ha inizio da un libro bruciato, simbolo dell’obnubilamento della ragione umana (la mostra sarà visitabile fino al 17 febbraio).

di Alessandro Galano


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