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Torna l’autrice de “L’Arminuta”: Donatella Di Pietrantonio presenta “L’età fragile”

La scrittrice vincitrice del David di Donatello

“A ogni domanda mi rispondo con un'altra, in una catena che non chiudo. Di quella sposa ho esaurito il coraggio, i sogni. Non ho piú la sua età, non ne ho la forza. Certe mattine rinuncerei ad alzarmi, anch'io come Amanda. Vorrei affondare in un sonno libero e irresponsabile, per un giorno, una settimana o di piú. Servire soltanto a me stessa, dimenticarli tutti. Mio padre mi chiede di accompagnarlo nel suo ultimo tratto, insiste che prenda quel terreno. A mia figlia devo restituire il mondo. Mi tirano ognuno dalla propria parte, al proprio bisogno. Mi spezzano”.

LO STILE E L’IMPORTANZA DELL’EVENTO. È la cifra stilistica di Donatella Di Pietrantonio nel suo nuovo e attesissimo romanzo, “L’età fragile” (Einaudi, 2023), dopo i successi de “L’Arminuta” e “Borgo Sud”, entrambi premiatissimi e tradotti all’estero, il primo trasposto al cinema con la stessa scrittrice vincitrice del David di Donatello per la sceneggiatura. Martedì 30 gennaio, alle ore 18, a Palazzo Dogana (Piazza XX Settembre), l’autrice abruzzese ritrova il pubblico di Foggia, ospite di punta della rassegna Fuori gli Autori organizzata da Ubik e Biblioteca “La Magna Capitana”. A dialogare con lei, il libraio Salvatore D’Alessio e con la docente Anna Mastrolitto.

SEMPRE FRAGILI. Non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent’anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c’erano tutti. I pastori dell’Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c’erano più. Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è spento: i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c’è un segreto che non può nasconderle.

QUALCOSA DI TERRIBILE. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare indietro: sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre cosí radicato nella terra e questa figlia piú cocciuta di lui, Lucia capisce che c’è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite. Con la sua scrittura scabra, vibratile e profonda, capace di farci sentire il peso di un’occhiata e il suono di una domanda senza risposta, Donatella Di Pietrantonio tocca in questo romanzo una tensione tutta nuova.

L’AUTRICE. Donatella Di Pietrantonio vive e lavora a Penne, in Abruzzo. Con L'Arminuta (Einaudi 2017, tradotto in piú di 30 Paesi) ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Campiello, il Premio Napoli e il Premio Alassio. Per Einaudi ha pubblicato anche Mia madre è un fiume (prima edizione Elliot 2011), con cui ha vinto il Premio Tropea, Bella mia (prima edizione Elliot 2014), con cui ha partecipato al Premio Strega 2014 e ha vinto il Premio Brancati, Borgo Sud (2020), finalista al Premio Strega 2021, e L'età fragile (2023). Per la sceneggiatura del film L'Arminuta di Giuseppe Bonito ha vinto il David di Donatello insieme a Monica Zapelli.

di Redazione 


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