Alla fine, hanno perso tutti. Perché il concerto di Ferragosto, a Foggia, da evento dell’estate si è trasformato in farsa.
L’ARTISTA. Ha perso (il palco), senza colpe, Al Bano Carrisi: l’artista di Cellino San Marco si è ritrovato - suo malgrado -, al centro di una polemica che lo ha visto protagonista a sua insaputa. Aveva semplicemente comunicato il suo cachet e attendeva la conferma per esibirsi in piazza Cavour.
Al suo posto, com’è noto, Edoardo Bennato: Al Bano, però, potrà rifarsi in inverno al teatro Giordano…
IL PRIMO CITTADINO. Perde il sindaco di Foggia, Franco Landella, a cui stavolta il bluff non è riuscito. Per il suo terzo Ferragosto con la fascia tricolore aveva pensato ad Al Bano per il tris dopo Fausto Leali e Renzo Arbore, ma non aveva fatto bene i conti. Nel vero senso dell’espressione:
mancavano i soldi della Regione, ma allora perché convocare una conferenza stampa presentando l’ospite del 15 agosto senza averne certezza? E soprattutto, al posto di scegliere il profilo basso, in sala stampa Landella ha voluto strafare, inscenando una (strategica) telefonata al cellulare con Al Bano, tra siparietti su Romina e brindisi col vino. Landella ha scelto di ‘forzare’ i tempi, prendendosi la scena, convinto di riuscire in qualche modo a trovare i soldi, magari proponendo
una colletta agli imprenditori locali. Peccato perché proprio la cultura e gli eventi sono per Landella - va rimarcato qualora ce ne fosse ancora bisogno -, uno dei migliori (se non il migliore) biglietto da visita di questa prima metà di mandato da sindaco. Ma il bluff, stavolta, non è riuscito.
LA REGIONE. Se il sindaco - che poi ha evitato autocritiche per prendersela esclusivamente con i ‘professionisti della calunnia’ – non ne esce bene, pessima figura la fa anche la Regione Puglia. Negare il co-finanziamento del concerto ha il sapore del ‘sentaiolismo’, per dirla con un’espressione nota ai foggiani. Forse non sarà piaciuto proprio il modo con cui Landella si è approcciato all’evento, ma trasformare il concerto di Ferragosto in un regolamento di conti politico è puerile oltre che poco lungimirante. In particolare, gli assessori di casa nostra presenti in giunta – Piemontese e Di Gioia – avrebbero potuto impegnarsi per evitare questo teatrino, oppure esporsi pubblicamente e spiegare i ‘veri’ motivi della chiusura dei rubinetti della Regione. E senza costringere l’ex primo cittadino a una
battaglia pressoché solitaria sulla gestione di fondi e cartellone di eventi.