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Dieci canzoni e un sogno che si realizza: “Extratime”, il disco di Pierluigi Bevilacqua

L’attore, ora anche musicista, ne parla in un’intervista

“Ho realizzato, insieme a professionisti e amici, questo sogno a cui tengo molto. La musica è un mondo nuovo, in termini di capacità di costruire e realizzare qualcosa che non superi i quattro minuti. La fatica e l'emozione di realizzarlo, con la stessa professionalità che provo a metterci in tutti i modi quando faccio teatro, è racchiusa in queste dieci canzoni”.

UN VIAGGIO. Tutta l’emozione di Pierluigi Bevilacqua nel definire il suo primo album musicale dal titolo “Extratime” che, domenica 10 marzo (ore 19), a Parcocittà, verrà ufficialmente presentato (insieme ai musicisti Marco Maruotti, Ivan Renzullo e Gianni Insalata chiamati a eseguire alcuni brani dal vivo). Dieci pezzi in cui, come si legge nel “lancio”, Bevilacqua “compie un viaggio nell’universo dei sentimenti ma, soprattutto, realizza un sogno che segna un altro traguardo nel suo percorso artistico”.

SOGNO DI ADOLESCENTE. In “Extratime”, infatti, pubblicato dall’etichetta Sorry Mom!, è voce e penna di dieci canzoni ben eseguite, trainate dal già noto e orecchiabile singolo “Il cuore è messo male”, ma arricchito da brani anche più strutturati, ben congegnati sul piano musicale (decisivi gli apporti di Enrico Cibelli, del succitato Maruotti e dell’ottimo professionista Gianluca Capacchione, senza dimenticare Francesco Mastromatteo, violoncellista di straordinario e riconosciuto talento). Noto al pubblico per la sua attività di attore e regista della Piccola Compagnia Impertinente – che ha fondato in quel di Foggia – l’artista, così come ha ammesso in questa intervista, realizza quello che era il suo sogno di adolescente: pubblicare un album da musicista.

L’INTERVISTA. Nella tua musica quanto c’è del tuo teatro?
C'è tutto quello che ho imparato stando sul palco. Ma è diverso il modo di comunicare. Una canzone somiglia di più a una poesia, il testo è breve e in più la musica è un elemento preponderante. Lo ammetto: è un'esperienza nuova, molto stimolante.
  
Extratime perché, si legge nella presentazione del disco, il tempo stringe: non è che volevi fare il musicista?
Sì, assolutamente. Era il mio sogno, da adolescente. Suonavamo nei gruppi negli anni ’90, a Foggia, cercando di costruire una possibilità di lavoro. Non ci sono riuscito e ho trovato una forma artistica che potesse comprendere anche la musica, così il teatro è diventato un mestiere.
  
Dei dieci brani realizzati, qual è quello che ti rappresenta di più?
Difficile dirlo, forse “Opposite”. Sia perché Nick Drake, al quale è ispirato, è stato un punto di riferimento nel gusto musicale, sia perché la sua storia e il suo carattere mi hanno sempre colpito. Trovavo il suo essere introverso una situazione che vivevo nell'adolescenza.
  
Cosa ti ha divertito di più di questo disco?
Capire il meccanismo che porta alla realizzazione del disco, come una canzone abbia delle regole di composizione (Marco Maruotti mi ha insegnato a rendere le canzoni "ordinate") e di produzione (Gianluca Capacchione mi ha fatto capire praticamente come potessero crescere attraverso missaggio e mastering). È stato entusiasmante.
  
“Fuori menu” sembra il pezzo più “arrabbiato”: è così?
Insieme a “George Floyd”. Con la differenza che “Fuori menu” lo è anche nella musica e nell'interpretazione. Probabilmente è più ermetico, con il testo bellissimo di Enrico Cibelli.
  
Come mai la scelta di scrivere e cantare alcuni pezzi in inglese?
Sono semplicemente nate così, forse ciò di cui volevo parlare in quei brani sono riuscito a viverlo di più scrivendo di getto in inglese. Non c'è nessuna scelta strategica.
  
“La mia condanna è non accorgermi di niente, solo perché vivo senza farci caso” (dal brano “La mia condanna”): è davvero questa la tua condanna?
In parte lo è. Nel senso che a volte ho la sensazione che le cose accadano mentre le sto comprendendo. I sentimenti, le esperienze, spesso gli spettacoli. Per questo cambiano in continuazione. Provo ogni volta a pianificare tutto prima di partire, ma non riesco mai a portare il piano a termine come l'avevo pensato. Durante il viaggio mi accorgo che sta succedendo tutto e il contrario di tutto. Ogni tanto mi capita di vivere e qualcuno mi racconta cosa sto facendo. È una forma di inconsapevolezza che spesso mi ha salvato dal peso dei fallimenti.

di Alessandro Galano


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