Giordano in Jazz, in mille per Dee Dee e Foggia respira aria nuova
Pienone alla prima della rassegna, ieri sera, davanti al Teatro U. Giordano
Questione di aria, semplicemente. Da non fraintendere con quella che, causa la tanta gente presente in Piazza C. Battisti, a tratti è mancata ieri sera, mercoledì 29 giugno, serata inaugurale del “Giordano in Jazz – Summer Edition 2016”. Ma proprio aria nuova, da respirare in modo diverso, con gli occhi e con le orecchie, anzitutto. E con la mente, poi. Quella stessa aria che talvolta si respira altrove e che per anni i foggiani hanno dovuto rincorrere in altri lidi, alla ricerca di serate come quella con la splendida Dee Dee Bridgewater. Ieri, per fortuna, al servizio dei mille presenti. Proprio qui, a Foggia.
SETTECENTO SEDUTI PIU’ TRECENTO IN PIEDI. Una stima “a occhio” che non va lontano dalla verità, a ben guardare: se è vero che il concerto inaugurale era gratuito, infatti, altrettanto vero è che i settecento posti a sedere erano già occupati mezzora prima dell’inizio del “live”, e a questi, vanno aggiunti i circa trecento foggiani transitati attorno alle transenne. In piedi, talvolta accalcati, pur di acciuffare una manciata di storia della musica, un acuto, un falsetto, un saliscendi sulle scale del jazz con la padronanza vocale di chi sembra avere tutto a portata di gola, di stomaco, di anima e di cuore. That’s Dee Dee Bridgewater, d’altronde: l’erede, secondo molti, dell’immensa Ella Fitzgerald, per timbro, naturalezza, presenza scenica e capacità di improvvisazione canora – o “scat”, come si dovrebbe dire, fedeli al gergo jazzistico – e “Dear Ella”, album della Bridgewater del 1997, lo conferma senz’altro.
DEE DEE COME ELLA. Un paragone, o evocazione, che il pubblico presente ha potuto apprezzare in modo particolare proprio in occasione di uno dei tanti standard proposti nel corso della serata: quel "(If You Can't Sing It) You'll Have to Swing It (Mr. Paganini)" che proprio la grande Ella ha reso immortale, appropriandosi quasi un secolo fa di un brano scritto dal poco noto Sam Coslow, ma di fatto divenuto di proprietà della Fitzgerald, come spesso accade in simili circostanze. Nella versione della Bridgewater il tributo è lieve, sottile, concentrato in uno “scat” più misurato rispetto all’ineguagliabile frenesia della divina Ella, nel quale anche l’ottima Forma Orchestra guidata da Gaetano Partipilo – a conferma, ancora una volta, che gli italiani suonano un buon jazz – ha avuto il suo giusto spazio, esaltando con le proprie vivaci incursioni le scie vocali della cantante di Memphis.
DUELLO VOCE-TROMBA E IL PUBBLICO VA IN DELIRIO. Chi si aspettava, dunque, una passerella o quasi, ha dovuto ricredersi. E molto. Dee Dee non si è risparmiata affatto, andando avanti per quasi un’ora e mezza di concerto, incalzando alla sua maniera gli orchestrali ed entrando in sintonia con il pubblico foggiano, a dispetto di una carta d’identità che la vorrebbe più morigerata – ma i grandi della musica, quando suonano, è noto, indossano ali che non hanno tempo. L’ennesima conferma arriva nel finale del concerto, durante il brano "Blue Monk", quando la protagonista della serata si lascia andare in uno “scat” più puro (guarda video a corredo dell’articolo) nel quale, alla Louis Armstrong, forte della propria tecnica vocale ingaggia un classico duello da big orchestra americana con una delle trombe presenti sul palco, mandando in delirio o quasi il pubblico presente. Pubblico che ieri sera ha conosciuto – e riconosciuto – una grande artista internazionale. Respirando, finalmente, un’aria diversa.
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