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In Spagna il jazz “zingaro” parla foggiano

Da Saragozza a Barcellona, passando per Andorra: piace la musica dei Gypsy Project

“Da queste parti è un genere molto amato, piace tantissimo e il pubblico ascolta in religioso silenzio le performance dal vivo”. In queste parole, tutta la soddisfazione di Vittorio Menga, fondatore, insieme con Nunzio Ferro, di una delle formazioni musicali più interessanti in circolazione, nata in Capitanata e richiesta (e applaudita), in queste ultime due settimane, anche in terra di Spagna.

CONCERTO NELLE PRIGIONI DELL’INQUISIZIONE. Dopo le “puntate” in Croazia e Slovenia dello scorso anno dunque, i Gypsy Project si sono fatti applaudire anche nel centro-nord della penisola iberica, portando ancora una volta fuori dai confini pugliesi e nazionali le loro sonorità “manouche” ispirate alle composizioni del leggendario chitarrista Django Reinhardt. Una tournée cominciata il 14 giugno scorso nel jazz club El Zorro di Saragozza e proseguita, l’indomani, nelle suggestive prigioni de La Boveda, altro storico locale della città nato all’interno di un edificio appartenuto alla terribile Inquisizione spagnola: “è stata un’esperienza straordinaria – ha raccontato in merito Vittorio Menga – abbiamo suonato nei sotterranei perché il club ha mantenuto la fisionomia dell’antico palazzo dell’Inquisizione”.

L’HARLEM JAZZ CLUB DI BARCELLONA. Al centro del tour, dopo i “live” nel Principato di Andorra e nelle città di Badalona e Blanes, la fermata di ieri, 21 giugno, nell’affascinante Barcellona: qui i Gypsy Project si sono esibiti in uno degli avamposti jazz più importanti di Spagna, l’Harlem Jazz Club, riscuotendo il tutto esaurito e dando vita – a detta dei musicisti – alla migliore performance del tour, peraltro davanti ad un pubblico proveniente da ogni parte del mondo. Una chiusura in bellezza, dunque, prima di fare ritorno in Italia dove, inoltre, sono previsti altri due concerti, stasera e domani, rispettivamente alla Battigia di Savona e al Wine and Food di Perugia.

LA FORMAZIONE. Una formazione foggiana, s’è detto, poiché composta, oltre ai due chitarristi Vittorio Menga e Nunzio Ferro, il primo di Foggia, il secondo di San Severo, anche dal contrabbassista Nicola Scagliozzi, nativo di Ordona. Tre musicisti di Capitanata, dunque, che hanno portato un pizzico di Foggia e dintorni al di là dei Pirenei, forti anche della partecipazione, in quanto membro stabile del gruppo, del violinista abruzzese Domenico Mancini, validissimo interprete delle sonorità “zingare” e unico dei quattro a non essere nato in terra dauna.

di Alessandro Galano


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