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Uccelli rossi sugli ulivi di Borgo Turrito: tra terra e cielo, la spiritualità di Francesco Petrone

L’installazione dell’artista ha aperto gli eventi estivi

Un vernissage tra gli ulivi, nel cuore del Tavoliere delle Puglie, a inaugurare l’estate di appuntamenti delle Cantine Borgo Turrito, frazione Incoronata. Uccelli rossi, nello specifico, a sorveglianza – e monito – di un passaggio: quello tra terra e cielo.

NATURA E ARTE. È “Rossi Cardinali”, l’installazione dell’artista Francesco Petrone, foggiano di nascita e affetti ma ormai romano d’adozione, visti i tanti anni di ricerca e arte accumulati nella capitale – al quartiere Centocelle da qualche anno ha dato vita a una piccola “factory” che, oltre a essere atelier, è anche luogo eletto per iniziative culturali d’ogni specie. L’evento ha avuto luogo al tramonto di venerdì 14 giugno davanti a tanti curiosi e appassionati, in una cornice fascinosissima: alla bellezza del luogo – la vigna dove si coltiva l’autoctono Nero di Troia, la cantina nella quale si trasforma in vino, la campagna a perdita d’occhio – si è assommata quella dell’arte, in un’alchimia di rara suggestione.

NON LASCIARE SEGNO. Cardinali, dunque. Specie volatili diffuse a ben altre latitudini che però, nell’idea dell’artista, ben si prestano a simboleggiare la traccia, il cardine appunto, quel tratto che “resta fermo mentre tutto il resto ruota” – riprendendo il testo critico dell’installazione, a cura di Chiara Guidoni. Ma gli uccelli rossi appollaiati sugli ulivi dicono a chi passa – gli esseri umani, il pubblico, noi – ch’è meglio non illudersi e anzi, fare come loro: passare e non lasciare segno. Non a caso sono tutti di colore rosso – la passione, il sangue, il sacrificio – e la materia che li ha plasmati è la cera, destinata a sciogliersi, a liquefarsi, a svanire negli ulivi – ed è ciò che accadrà realmente nelle prossime ore sotto i colpi del sole e degli altri agenti atmosferici.

FERNANDO PESSOA. A ribadire il concetto è Alberto Caeiro, eteronimo poetico del grande scrittore portoghese Fernando Pessoa, scelto quale sottotraccia immersiva che gli spettatori hanno potuto apprezzare in cuffia (voce recitata dell’attore Roberto Galano), passeggiando nel viale degli ulivi che accoglie l’installazione – “Meglio il volo dell’uccello che passa e non lascia traccia”. Negli auricolari (forniti all’ingresso), per la precisione, si parla di Dio: un dio un po’ cristiano, un po’ pagano, come insegna lo stesso Pessoa. Un fraintendimento di senso tuttavia utile a immergere chi ascolta e guarda in una dimensione spirituale, bucolica, eterodossa, nondimeno plausibile.

L’ARTISTA. “Il ricordo è un tradimento alla natura, perché la natura di ieri non è natura”: dichiaratamente anti metafisico, pastore di greggi – o guardiano, com’è il titolo della sua raccolta più celebre – nonché maestro stesso di Pessoa e di tutte le altre voci da lui create, Caeiro ben si presta a “narrare” l’opera di Francesco Petrone. I suoi Rossi Cardinali, in verità, tra terra e cielo, profano e sacro, uomo e divinità, si inseriscono in un percorso artistico-spirituale che pesca a piene mani nei simboli cristiani, cominciato qualche anno fa e, come evidente, ancora in corso. A esaltarli, nel caso, è la natura: a conferma del fatto che gli ulivi simbolo di questa terra hanno ancora molto da raccontare.

di Alessandro Galano


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