La farsa al Comune di Foggia in 72 ore: tre giorni di “questione
Iaccarino” e dimissioni fake IL RIEPILOGO
Da tragedia a farsa in poco più di 48 ore. La questione Iaccarino ha avuto ribalta nazionale, sdegno bipartisan e ora una ancor più indegna prosecuzione.
Riavvolgiamo il nastro di una vicenda ‘nata’ l’anno scorso. A ridosso tra l’ultimo giorno del 2020 e l’inizio del 2021. Prima, il video che riprende un uomo – poi denunciato e sanzionato – che augura ‘buon anno a tutta la malavita foggiana’.
SABATO. Poi, il 2 gennaio, il dubbio (sollevato alla consigliera regionale Rosa Barone) della presenza di un video che ritrae il figlio di un consigliere comunale. Iaccarino si “costituisce” e ammette la “goliardata” del figlio. Il centrodestra (unito) prende le distanze ma non ne chide le dimissioni o passi indietro. Dopo qualche ora un altro video: “Non è una barzelletta”. È lo stesso Iaccarino, ripreso a sparare dal balcone con una pistola (a salve).
DOMENICA. Lo sdegno comincia a essere bipartisan, nella mattinata di domenica. Ciccio D’Emilio (centrodestra) ne chiede le dimissioni. Idem, la minoranza in Consiglio. Al mattino, l’intervista all’Ansa di Iaccarino: “Non mi dimetto”. A rafforzare tale ipotesi, arriva la nota dell'avvocato Michele Vaira che in qualità di suo legale spiega come "la pistola fosse a salve". Poco dopo, invece (complice una riunione di coalizione), il passo indietro. Siamo all’ora di pranzo di domenica. Il sindaco Franco Landella in un video annuncia la volontà di Iaccarino di presentare le dimissioni. Nel pomeriggio, arriva anche la Pec diretta al sindaco di Foggia: una mail in cui Iaccarino motiva le dimissioni. Ma vale come una raccomandata inviata per posta: senza che il president del Cionsiglio si rechi a presentare formalmente le dimissioni a Palazzo di Città, non sono formali. Nel frattempo, però, in serata, prende il via il “piano B” di Iaccarino: impostare una campagna social a suo favore, per chiedergli di non dimettersi.
LUNEDì. #IostoconLeo. è l’hashtag della campagna che nella giornata del 4 gennaio si intensifica. Perchè mentre in Comune si attende il passo formale, sul web le “truppe” di Iaccarino si mobilitano. Ed è lo stesso consigliere comunale a inviare messaggi alla propria rubrica in cui alimenta la protesta social. Nel frattempo, in mattinata, ai giornalisti presenti a Palazzo di Città, a precisa domanda Landella risponde: “Non sono io a dirlo, si è dimesso”. Qualcosa, però, non quadra. Intorno alle cinque del pomeriggio arriva un primo allarme che le dimissioni siano “fuffa”. E' il consigliere comunale 5 stelle Giovanni Quarato a sollevare il dubbio, annunciando una riunione convocata dal sindaco Landella per discutere della !questione Iaccarino”. Se da una parte Iaccarino si rafforza, dall'altra perde i pezzi. Nella tarda serata, infatti, la presa di dstanze anche di Forza Italia: "Iaccarino? Non è tesserato con noi ed è stato deferito al partito per cose deprecabili".
MARTEDÌ. Ma Iaccarino non molla. E al mattino di martedì 5 gennaio arriva un altro segnale di incertezza sulla reale concretezza delle dimissioni. Il PD annuncia: “Disertiamo la riunione convocata da Landella e non collaboriamo con il sindaco”. Il motive? Oltre alle nefandezze del “peggior governo Cittadino degli ultimi 30 anni” (cit. Azzarone), il capogruppo Dell'Aquila spiega: “Iaccarino non si è dimesso”. Ma come non si è dimesso? Ed ecco che intorno alle 13 il colpo di teatro. Iaccarino torna a parlare con un video: infanga Landella e tutta la famiglia del primo cittadino (dal suocero morto al figlio ‘litigioso’) e chiede agli “amici” della minosranza una mozione di sfiducia al sindaco. Rilancia: non solo non si dimette ma chiede anche la testa del sindaco. E ora, che altro triste atto dello spettacolo deve attendersi la città?
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