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Muore Gaetano, muore la città: tra spari e strade, Foggia resta al buio

"Finché si ammazzano tra loro e loro…". È quanto si sente dire, qualche volta, quando muore qualcuno a causa di un agguato criminale. Ed è quanto si potrebbe dire, con le opportune modifiche, anche in caso di morte, ad esempio, per incidente stradale. O, pensando al trentaduenne Gaetano, deceduto in Via Natola nella notte del 7 novembre scorso, a causa di un tragico investimento.

14 OMICIDI. Cosa c'entra la mafia, si dirà, con una fatalità automobilistica? Nulla, in apparenza. O forse tutto, stando a un medesimo principio alla base di un “certo” modo di intendere le cose. Maggiormente da queste parti, in una provincia che "vanta" 13 omicidi nel solo 2022 – l’ultima vittima il 3 novembre, Agostino Corvino, raggiunto da quattordici colpi esplosi in Viale Giotto, nei pressi di un chiosco. Quella stessa città che, dacché ne diranno i giudici, appena due anni fa ha visto "saltare" un appalto ventennale da 53 milioni per l'illuminazione pubblica.

L’APPALTO E LE TANGENTI. Era il 14 marzo 2020 e mentre l’Italia si chiudeva in casa per l’aumento dei contagi, l’ex sindaco di Foggia Franco Landella, stando alle carte dell’inchiesta, cercava disperatamente Luca Azzariti, procuratore speciale della Gi. One. Spa., la società che con una Pec aveva appena chiesto al Comune di subentrare nella gestione dell’illuminazione pubblica. SI era nel pieno di “Landellopoli”. Un affare che saltò qualche mese più tardi, a detta di Azzariti a causa delle richieste di tangenti troppo esose da parte di Landella – prima il pollice in alto, poi il pollice in orizzontale, poi il numero tre: nell’ordine un milione, cinquecentomila e trecentomila euro.

LA CITTA’ E’ ANCORA AL BUIO. Sono trascorsi poco più di due anni da quel disastroso periodo ma la città che all’epoca rimaneva al buio è sempre la stessa. Ed è ancora al buio. Il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, una commissione – spesso, non a torto, criticata – vi è subentrata e per strada si continua a sparare. E a morire. Anche per incidente stradale, per investimento di pedone, per incuria amministrativa – qualcuno ricorderà la diciassettenne Alice, investita a ottobre 2020, morta qualche mese dopo. Via Natola, nello specifico, è una delle arterie cittadine più trafficate e malmesse in assoluto: buio e fossi, senza contare le radici degli alberi che rialzano la pavimentazione stradale, la segnaletica poco visibile, l’assenza di controlli. È da ricercare qui la causa dell'investimento del giovane Gaetano? Spetta a chi di dovere deciderlo. Ma la strada era ed è insicura, e non è l’unica.

MUORE GAETANO. Se in città si spara non muoiono solo i morti ammazzati. È come nei videogiochi: perde vite, Foggia, perde energia. Diminuisce, si indebolisce, scolora. Perché magari il chiosco di fronte al quale è avvenuto l'ultimo omicidio perderà clienti, sarà inteso come pericoloso, vedrà i bambini girare al largo. Rischia, speriamo di no, di chiudere. Di morire, perché “si sono ammazzati tra loro e loro”. E lo stesso vale se “rubano tra loro e loro”, persino se li arrestano, se li condannano, se spariscono per sempre dalla circolazione. Ecco il ponte, quel principio. In entrambi i casi la città ci rimette, perde treni, resta al buio. E forse succedono più incidenti. Forse, muore Gaetano. E la città con lui.

di Alessandro Galano


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