Tangenti al Comune di Foggia: Antonio Parente confessa e torna in libertà
Il funzionario ammette le accuse, si complica la posizione degli altri indagati
Antonio Parente ha “ammesso gli addebiti” davanti agli inquirenti ed è tornato in libertà. Il funzionario del Comune era finito ai domiciliari dal 10 febbraio, accusato - nell'ambito dell'inchiesta 'Nuvola d'oro' -, di aver intascato una tangente di 35mila euro con la complicità dell'ex consigliere comunale di maggioranza, Bruno Longo, del dentista in pensione Antonio Apicella e dell'imprenditore Luigi Panniello. Il gip di Foggia ha accolto l'istanza di scarcerazione tenendo conto della sua collaborazione nelle indagini nonché del fatto che dallo scorso marzo il dipendente è ormai in pensione.
LA CONFESSIONE. Il funzionario del servizio informatico del Comune di Foggia, interrogato dai magistrati, ha in sostanza riconosciuto la fondatezza di quanto fatto emergere dalla Procura. Parente, in qualità di pubblico ufficiale, è accusato di aver esercitato indebita pressione sull'imprenditore Massimo Palange per farsi pagare tangenti, in cambio della liquidazione di fatture per il servizio di cloud. Fatture emesse in regime di proroga, senza preventiva autorizzazione a fronte delle quali i pagamenti erano poi effettivamente avvenuti.
GLI ALTRI INDAGATI. Si complica, dunque, la posizione degli altri indagati: Bruno Longo, Luigi Panniello e Antonio Apicella. I tre, un po' a sorpresa, avevano rinunciato al Riesame per la revoca degli arresti domiciliari. Il legale di Apicella, nel motivare la decisione, si era limitato a fare riferimento a generici “nuovi sviluppi investigativi”. Il provvedimento di scarcerazione apre ora uno squarcio su tali sviluppi: Antonio Parente ha deciso di collaborare con le indagini ammettendo gli addebiti. Le sue dichiarazioni si aggiungono alle intercettazioni telefoniche e alla confessione dell'imprenditore Massimo Palange che ha versato le tangenti. Per Longo, Panniello e Apicella diventa sempre più difficile sottrarsi alle accuse e, per ora, restano ai domiciliari.
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